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smorfie

Smorfie è una serie che vede la luce nel 2009 e che continua ad arricchirsi, M.Mazur ne sceglie come soggetto il volto ,“lastra nervosa porta-organi che ha sacrificato l’essenziale della propria mobilità globale, e che raccoglie o esprime apertamente ogni specie di piccoli movimenti locali che il resto del corpo tiene normalmente nascosti”.

Se pure Nella parola stessa troviamo il segno metonimico della funzione sociale che gli è attribuita: essere visto, darsi allo sguardo dell'altro, concedersi all'appropriazione significante dello spettatore,

questi visi, tuttavia, si negano.

Volti deformati nelle pieghe di una boccaccia, contratti mostrando la lingua; identità che si rearticolano sulle linee di instabili contrazioni muscolari; nuovi grafemi riscrivono inattese pieghe espressive. Contemporaneamente allo spettatore si aprono spiragli di un'intimità domestica e giocosa che mobilizza l'infantile in molteplici accezioni. Si muove nella memoria una vecchia voce popolare che ammonisce sul pericolo che la parola di un angelo di passaggio possa condannarci in questa forma, bloccarci in questa mostruosa ambiguità di senso. Questo gioco non ha , però , la gratuità delle prime sperimentazioni infantili sulle possibilità metamorfiche dei corpi.

M.Mazur ritrae adulti e anziani, individui ridotti a uno stato di perenne minorità dalla realtà che abitano, in cui il sistema di possibilità e legittimazioni è chiuso in un gorgo asfittico. l'artista decide quindi di ribaltare questa relazione di potere. I soggetti di queste opere assumono coscientemente il gioco infantile a cui sono storicamente costretti. Ponendo l'accento sull'ambiguità del riconoscimento, del viso-documento del se, queste smorfie diventano un'operazione calcolata di falsificazione che con leggerezza ironizza sulla legittimità, in un gioco aggressivo e liberatorio rispetto all'identità stabilita dall'occhio sociale dello spettatore.

                                                                                                                                                   Vanina Morolo

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